La formazione permanente come momento essenziale per la crescita e il consolidamento aziendale
Crisi della ristorazione e mancanza di personale: due costanti che accompagnano questi mesi di riflessione mediatica sulla ripresa post covid e si susseguono gli interventi di molti che associano alla mancanza di personale la messa in campo, da parte dello stato e dell’Unione Europea, di aiuti e sostegni a pioggia, primo fra tutti il criticatissimo reddito di cittadinanza.
Come sempre accade, la verità sta nel mezzo e se da una parte gli aiuti statali di certo non aiutano a incentivare la ricerca attiva del lavoro, dall’altro bisogna esaminare il periodo storico dal quale, si spera, stiamo lentamente uscendo.
Secondo alcuni osservatori, l’attuale indisponibilità dei giovani è frutto anche di una sorta di onda d’urto psicologica del covid che li ha portati ad avere molto tempo libero da dedicare a se stessi e alla persone care.
Il settore della ristorazione, si sa, richiede la necessità di lavorare di sera e nei fine settimana, festivi compresi e questo, ovviamente, cozza con la voglia di libertà presente in ogni persona e che in questo periodo di pandemia è stato ulteriormente amplificato.
Sono tantissimi i cuochi, pizzaioli, camerieri che si sono reinventati un lavoro e sono approdati ad altro. Retribuzione più alta, orari più umani e a misura di persona, meno responsabilità: questo il ritornello che si sente sempre più spesso.
Per tornare a far reinnamorare i lavoratori al mondo della ristorazione occorre allineare le retribuzioni alle effettive ore di lavoro, garantire il riposo previsto dal contratto nazionale che va applicato senza se e senza ma, agire costantemente sul fronte della formazione e riqualificazione del personale. Insomma, la formazione e la buona formazione come momento fondante per consolidare i risultati aziendali e lavorare costantemente per la prescita d’impresa.
Necessaria la rivisitazione del reddito di cittadinanza ma non solo: serve una riforma del mercato del lavoro. Nel nostro Paese non è attiva una politica attiva del lavoro degna di questo nome: non esiste un dialogo produttivo con i centri dell’impiego, manca l’educazione al lavoro e lo stiamo vedendo anche dall’insoddisfazione crescente con la quale si sta chiudendo questo anno scolastico negli istituti alberghieri.
Se non si inverte la tendenza il settore della ristorazione è destinato ad un periodo di sofferenza senza precedenti.
Marcello Proietto di Silvestro
Presidente Digamma Formazione & Professione